La testimonianza di una caregiver
Incontro Pierfrancesco per la prima volta poco tempo dopo il suo intervento chirurgico e prima di iniziare il ciclo di chemioterapia: il medico lo ha messo in guardia sulla necessità di non perdere peso per affrontare al meglio il percorso di cura; con lui, Graziella, sua moglie e caregiver, presente ad ogni incontro: entrambi sono desiderosi di capire quali alimenti è preferibile evitare e se ci sono delle raccomandazioni dietetiche da seguire perché il medico non ha fornito molto spiegazioni a riguardo.
Li affianco nel loro percorso: ad ogni appuntamento cerchiamo nuove soluzioni adattando quello che la scienza raccomanda ai gusti alterati di Pierfrancesco e alle loro abitudini familiari. In queste occasioni impariamo anche a conoscerci, scopro che amano il cibo “vero” (seppur con gusti diversi) e i piatti “importati” dai viaggi e noto lo sconcerto negli occhi di Pierfrancesco quando propongo di aggiungere “cibo artificiale” per cercare di aumentare la quota proteica; il piacere di mangiare è un aspetto che Graziella cerca sempre di preservare in Pierfrancesco offrendo nuove soluzioni, anche quando lo sconforto per la continua nausea prende il sopravvento e il mangiare diventa solo un dovere.
Passano i mesi e Pierfrancesco termina con successo le terapie con Graziella sempre al suo fianco; i nostri appuntamenti si diradano e io decido di contattare Graziella per farmi raccontare in poche righe la sua esperienza di caregiver.
Ciao Graziella e grazie per tua disponibilità!
D: Mi racconti quali siano stati i ruoli in cucina prima della malattia di Pierfrancesco e se e come si sono modificati durante le terapie?
R: Pierfrancesco ha sempre amato la buona cucina “casalinga”: piatti abbondanti, semplici, ma ricchi di sapore. Gli è
sempre piaciuto cimentarsi ai fornelli, mentre io sono perennemente a dieta. Lui è onnivoro, io tendenzialmente vegetariana, perciò la preparazione dei pasti era spesso affidata a lui, che teneva conto anche delle mie preferenze.
Con l’insorgere della malattia le nostre abitudini sono cambiate. Prima dell’intervento, Pierfrancesco doveva aumentare di peso: seguiva una dieta speciale ad alto contenuto proteico, con pasti pronti che lo nauseavano, arricchiti da carboidrati e altre proteine. Nel periodo post-operatorio sono iniziati i problemi: malassorbimento, scarso appetito, calo drastico del peso e difficoltà ad adattarsi a un regime di micro-pasti. Con l’avvio delle chemioterapie, la situazione è peggiorata: nausea, vomito e diarrea rendevano il nutrirsi un’impresa. Pierfrancesco si sforzava di prepararsi qualcosa, ma ciò che un giorno gli sembrava appetitoso il giorno dopo diventava immangiabile.
Oggi, per fortuna, la situazione è migliorata: collaboriamo come sempre nella preparazione dei pasti, rispettando le preferenze di entrambi. Il cibo non è più un “nemico” da affrontare, ma è tornato a essere un alleato per il nostro benessere e l’armonia con il corpo.
D: Quali difficoltà hai incontrato nella preparazione dei cibi?
R: La difficoltà principale è stata preparare piatti che avessero il massimo apporto nutritivo senza provocare nausea.
Inoltre, è stato necessario eliminare alimenti che lui amava, come legumi e cereali integrali, perché causavano dolori
addominali e diarrea. Un’altra sfida è stata introdurre cibi non abituali, come le proteine in polvere, che non facevano parte delle nostre abitudini alimentari.
D: Quale accorgimento avevi adottato per far fronte al cambiamento continuo dei gusti e non sprecare il cibo?
R: Avevamo adottato il formato del piatto unico composto da un mix di verdure presenti in casa che cercavo di far variare sempre dove non mancavano mai le patate e a cui aggiungevo una carne, uova, formaggio, pesce che variava a seconda dei desideri di Pierfrancesco del momento. Quello che avanzava il giorno dopo spesso lo usavo per preparare una torta salata aggiungendo un uovo parmigiano e ricotta e così niente veniva buttato.
D: Quale/i consiglio/i daresti alle persone che si trovano nella tua condizione?
R: Suggerirei di non lasciarsi sopraffare dallo sconforto, di avere molta pazienza, di sperimentare nuovi alimenti mai
provati prima e di annotare in un diario ciò che funziona e ciò che no. È importante affidarsi per questo motivo ai consigli di un professionista.
Roberta Franceschini
Nutrizionista AVAPOMestre