2025FUMO E ALCOOL, DROGA POVERA PER POVERI

Ho conosciuto, nei primi anni ‘50 del secolo scorso, quando avevo poco più di dieci anni, contadini ed altre persone anziane che abitavano vicino alla casa dei nonni materni, a Marcon, in piena campagna. Per qualche anno, d’estate, trascorrevo qualche settimana da loro. Ad un centinaio di metri dalla loro casa, una osteria con rivendita di generi alimentari e di monopolio era il centro di ritrovo occasionale di tutta la zona.

Lì vicino, una fontana forniva l’acqua a tutti quelli che, come i nonni, non potevano permettersi l’impianto domestico.

Il paese era povero, viveva di agricoltura e qualche piccola attività artigianale, non era ancora cominciata la ripresa economica. La nonna, qualche volta, mandava me a fare la spesa e a prendere l’acqua.

I tavoli dell’osteria erano sempre occupati da giocatori di carte o disoccupati in attesa di lavoro e, sopra, bicchieri e posacenere invitavano a sedersi.

Ho ancora il ricordo del forte odore di vino e del fumo che si sentiva in quel locale. Da quello che, anni dopo, sentivo in giro, il vino era il “grinton”, ovvero “clinton”, molto economico non da tavola, ed il fumo era delle sigarette “alfa”, pure molto economiche e diffuse.

Non da molti anni si è scoperta la relazione tra il consumo di quei prodotti e la comparsa di tumori, in particolare ai polmoni ed al fegato, e mi spiegai la morte del nonno materno in età non molto avanzata, per una di quelle malattie.

In quegli anni, la povertà provocata dalla guerra, unita alla mancanza di prospettive di miglioramento economico, spingeva molta povera gente ad “affogare” nel vino e nel fumo l’ansia per il futuro. Se si può parlare di spiegazioni, questo può valere per quei tempi, ma cosa si può dire per i nostri giorni, quando vediamo giovani ed adulti, ricorrere a simili rimedi per alleviare per un tempo molto breve l’ansia esistenziale con conseguenze irrimediabili e disastrose per il futuro? Non ho una risposta, se non quella di constatare una profonda perdita di valori etici e religiosi, di solidarietà e condivisione.

In questa prospettiva, vedo l’Avapo in prima linea per il recupero di tutto questo, e sono certo che saranno questi valori la sua forza.

Luciano Osello

Volontario AVAPO Mestre

 

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