Il primo giorno di Avapo Junior

Il primo giorno di Avapo Junior

PRONTI: SI PARTE

Un giorno del 2016, ore 7:30 Piove, non molto, ma piove.

Io e Simona siamo già a casa di Adelaide (la chiameremo così), una bimba che dall’alto dei suoi appena sei anni di vita vanta già una notevole esperienza quanto a interventi chirurgici e terapie.

Siamo lì come volontari: volontari di AVAPO, che dal 1991 si mette al fianco dei malati oncologici e delle loro famiglie, e volontari dell’associazione di clown-care Cuori a Colori, perché Adelaideprima di essere un’ammalata è una persona, e, soprattutto, Adelaide è una bambina.

La mamma e il fratello maggiore di Adelaide arrivano con le borse piene degli oggetti più disparati: ma abbiamo capito male? Forse dobbiamo accompagnarli in aeroporto, sono in procinto di partire per una lunga vacanza? No, dobbiamo accompagnarli all’ospedale pediatrico di Padova; ci sono andati talmente tante volte che sanno bene di quante cose si può aver bisogno…

E, finalmente, arriva lei, la nostra piccola amica. Adelaide non è propriamente entusiasta di questo ennesimo trasferimento: chissà cosa sognava solo pochi minuti prima nel suo lettino … forse di andare a giocare con gli amichetti, forse di rincorrere le farfalle in un prato fiorito … certo, non di tornare ancora, un’altra volta, l’ennesima volta, in una stanza di ospedale…

Sarà per questo che due grosse lacrime solcano il suo delicato visino: chissà cosa avrà pensato vedendoci!

Due persone allegre e gioviali, con buffi abiti multicolori, seriamente (!!!) intenzionate a far spuntare un sorriso su quel faccino triste.

E ci riusciamo!

Simona, la mia dolcissima collega, apre il suo favoloso scrigno magico e tira fuori una storia, una canzone, un gioco.

Io sono impegnato a guidare: devo stare attento alla strada ma, parlando e guardandola di tanto in tanto dal retrovisore, riesco a instaurare con lei una complicità fatta di sguardi e di grugniti che lei, spavaldamente, ci comunica di saper fare! Così scopriamo tutti che, dentro quest’auto, sono l’unico che oltre lei conosce il maialese, la lingua che piace tanto ad Adelaide!

La sua condizione di paziente ha lasciato il posto, almeno per un pò, a quella che dovrebbe essere sempre: una bambina spensierata, piena di gioia di vivere e con tanta voglia di giocare!

Così, senza accorgersene (e credo che in questo risieda la parte più bella di quest’attività) Adelaide si ritrova davanti alla sala prelievi della pediatria, e ci entra festante!

Poco dopo, però, ne esce triste, provata, taciturna. Ci proviamo ancora, un‘altra volta, proviamo a farla sorridere: non ci riusciamo … Ma prima di entrare nel reparto dove, lo scopriremo soltanto dopo sei ore di inutile attesa, verrà nuovamente ricoverata, le chiedo se vuole che l’aspettiamo. E lei, voltandosi di scatto, mi dice di sì e, accennandomi appena un sorriso con lo sguardo, mi fa un cenno con la manina. Ci saluta, con la voglia di rivederci, con la speranza di rifare un altro viaggio colorato, spiritoso, giocoso, gioioso, magari con ben altra destinazione…

E anche la mamma, forse per la prima volta, appare rilassata, pronta ad affrontare l’ennesima prova materna, con un pizzico di serenità…
Questo è quel che facciamo noi volontari: stare con gli altri, nel modo che ognuno sente più congeniale, per e con le persone e, sempre, con il cuore.

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